Da nicchia, lo scialpinismo sta diventando sempre più popolare. Secondo le stime del CAI (Club Alpino Italiano) i corsi di questa disciplina hanno avuto un'impennata del 30% rispetto a 10 anni fa. In Italia, calcola la rivista di settore Skialper, i praticanti sono tra i 90.000 e 110.000 (il 70% uomini, secondo l'istituto di statistica della provincia di Bolzano), per un mercato globale che si aggira intorno ai 3 milioni di paia di sci da alpinismo venduti ogni anno.
Di sicuro, pur essendo una disciplina alla portata di tutti coloro che hanno una buona base sciistica, è comunque indispensabile affrontarla con la giusta preparazione tecnica e atletica, ma soprattutto avendo conoscenze di come ci si deve muovere in montagna d'inverno.
Oltre a scarponi, sci, pelli di foca e zaino, è indispensabile il kit composto da pala, sonda e Arva, una ricetrasmittente che permette di localizzare una o più persone travolte da una slavina. Perché una persona estratta entro 15 minuti sopravvive nel 92% dei casi, se non ha riportato altre lesioni. Il costo medio di questo kit è di 300 euro.
Fino a poco tempo fa chi scendeva con la tavola ai piedi, saliva (con molta fatica) usando le ciaspole, che oltre ad essere molto più faticose di uno sci d'alpinismo diventavano pericolose in cresta e nei tratti particolarmente ripidi. Da qualche anno la rivoluzione dello snowboard alpino si chiama Splitboard, ovvero lo snowboard da scialpinismo, una tavola che si divide perfettamente a metà e che in salita permette di avere una progressione come quella degli sci (una volta applicate le pelli naturalmente).
L'abbiamo provata per voi a Livigno e la splitboard ci ha conquistato. Anzitutto l'operazione di “splittaggio” (la ‘divisione’ della tavola, appunto) richiede una manciata di minuti.
In salita la tecnica è quella di far scorrere in avanti la mezza tavola senza sollevarla dalla superficie nevosa, in modo da minimizzare la fatica. Altri consigli utili sono quelli classici dello scialpinismo: partire piano per scaldarsi, adeguare la lunghezza e la cadenza del passo al proprio livello di forma fisica, tenere il busto eretto e lo sguardo in avanti in un punto non troppo vicino in modo da usare bene i polmoni, tenere gli spallacci dello zaino non troppo stretti mentre la cintura in vita va ben fissata, in modo da scaricare il peso sulle anche.
Come con le racchette da neve anche qui è molto importante il corretto uso delle braccia con i bastoncini: bisogna puntarli non troppo all’esterno della traccia e spingendo bene si può contribuire allo sforzo delle gambe con percentuali apprezzabili.
Fin dal primo utilizzo della splitboard, soprattutto su nevi non ottimali, si impara ad usare i rampanti, i ramponi montabili sugli attacchi. Questo perché la larghezza delle mezze tavole e tutto il resto (scarponi e attacchi soft ecc.) non consente una tenuta di spigolo paragonabile a quella degli sci. Di conseguenza è opportuno montare i rampanti prima di trovarsi in situazioni problematiche (di norma salite ripide su neve dura).
In discesa la splitboard non è niente di meno che una normalissima tavola da freeride, un po' più pesante, ma niente che infici la praticità di questo strumento sportivo.
Chiudiamo con la nota dolente: il costo. Per una tavola entry-level completa di attacchi e pelli si spendono intorno ai 1000 euro. A questa spesa si devono poi aggiungere i rampanti (intorno ai 100€) e le bacchette telescopiche.
Comunque soldi ben spesi se avete intenzione di buttarvi nel magico mondo dello scialpinismo.
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