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Trekking d’arte a Roma: dalle Terme di Diocleziano a Botero

L'Occhiolino di Roma vi porta tra le bellezze della Capitale, per una vacanza attiva all'insegna dell'arte. Primo traguardo la mostra del pittore colombiano al Palazzo delle Esposizioni

Veronica Piraccini

Trekking d’arte a Roma: dalle Terme di Diocleziano a Botero
L'OCCHIOLINO DI ROMA BY VERONICA PIRACCINI. LA VACANZA ATTIVA... IMMERSI NELL' ARTE

Vivere la Città Eterna con un trekking d’arte, camminando con l’artista che attraversa la città a piedi! L'ombelico del mondo diventa più che mai storia presente, trasudando il suo glorioso passato con gli innesti contemporanei della creatività. In tre semplici regole d'oro: guardare, camminare e contemplare.

L’artista, con il suo estro, accompagna ed indica ai viaggiatori gli eventi da non perdere e da raggiungere rigorosamente a piedi, percorsi rivelatori in passeggiate salubri per gli amanti della vacanza attiva. L'arte del viaggiare, o il viaggio nell’arte, sono gli ingredienti basilari.

Il nostro primo approccio con il trekking artistico a Roma inizia con l’arrivo alla Stazione Termini, per chi giunge in treno. Ci si sposta a piedi, iniziando un percorso nel tempo, del corpo e dello spazio, tra antico e contemporaneo.

Primo arrivo di tappa è la mostra itinerante di Fernando Botero, Via Crucis, presente al Palazzo delle Esposizioni dal 13 febbraio al 1 maggio 2016.

 

L'OCCHIOLINO DI ROMA BY VERONICA PIRACCINI. LA VACANZA ATTIVA... IMMERSI NELL' ARTE
CAMMINARE NELLA STORIA DI ROMA

La stazione, ideata dall’architetto Salvatore Bianchi, iniziò a funzionare nel 1870 ed è una particolare architettura situata in un punto antichissimo del territorio romano, come dimostrano gli scavi archeologici che vediamo delle antiche Terme di Diocleziano, costruite nel 306 a.C sul Colle Esquilino, oggi rione Castro Pretorio.

Infatti, uscendo dalla stazione, ci troviamo in un grande piazzale di scavi antichi dove si eleva di fronte a noi il Museo Nazionale Romano in stile ottocentesco neorinascimentale, che accoglie una delle più importanti collezioni di arte classica al mondo: sculture, affreschi, mosaici, monete e opere di oreficeria dell’evoluzione della cultura artistica romana, assolutamente da visitare.

In pochi centinaia di metri si arriva in una bella e grande piazza, che trae origine dalla grande Esedra delle Terme Romane nell’odierna Piazza della Repubblica. Al centro è posta la splendida e sensuale fontana delle Naiadi con enormi soffioni d’acqua e circolare cascatella del 1901 in bronzo e marmo dello scultore palermitano Mario Rutelli.

Intorno porticati, hotel e cinema, e un’altra meraviglia assoluta, la Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, ricavata da un'ala delle Terme Imperiali Romane dal grande Michelangelo Buonarroti. Egli ebbe l’idea di creare un’ampia chiesa a croce greca, che poi fu conclusa nel XVII dal Vanvitelli: un luogo perfetto per riprendere fiato dopo questa prima parte di trekking urbano ed entrare in contemplazione estatica.

Dopo il riposo lasciamo la Basilica e imbocchiamo la famosa Via Nazionale, procedendo un po’ in discesa a passo veloce tra negozi d’abbigliamento e calzature. A circa metà della via, alla nostra destra, scorgiamo la Basilica di San Vitale, chiesa antichissima e molto affascinante, tempio del I secolo nel Rione Monti (ricostruzione della fine del 1500) che si raggiunge con ripide scale in discesa.

Alla sua destra svetta un imponente edificio bianco, sopraelevato, con scale e colonne: è il Palazzo delle Esposizioni, eretto a fine del 1900 in stile neoclassico e sede di mostre d’arte.

La nostra prima tappa del trekking romano si ferma proprio qui. Nel Palazzo è infatti in corso una bellissima mostra, originalissima per lo stile, del pittore Fernando Botero, che dal 13 febbraio al 1 maggio richiama appassionati sul tema della Via Crucis nell’anno Giubilare della Misericordia. Un evento non solo per i pellegrini ma anche per tutti gli amanti dell’arte.

CAMMINARE NELLA STORIA DI ROMA
LA VIA CRUCIS SECONDO FERNANDO BOTERO

Il maestro Fernando Botero, pittore colombiano di fama internazionale, sceglie dopo 25 anni di tornare a Roma con una mostra itinerante, donata al Museo de Antioquia a Medellin perché fosse esposta in tutto il mondo.

Tra antica iconografia e suggestioni moderne, il male emerge potentemente nell’arte di Botero - quasi a contraddire i corpi obesi e opulenti della sua pittura - in un tema delicatissimo: la violenza subita e la fede nella parola d’amore con la venuta immortale del Cristo, la Passione della Via Crucis trasposta in 27 dipinti di grande, medio e piccolo formato.

Oltre a questi quadri ad olio su tela, spiccano anche i circa 32 bozzetti, disegnati su carta a grafite, carboncino e pastelli (a volte anche acquerellati). Il tutto è presente in un catalogo edito a colori da SilvanaEditoriale, a cura di Ana Piedad Jaramillo Restrepo e testi di Conrado Uribe Pereira.

Le imperiose opere dipinte ad olio su tela comunicano il dolore dell’innocenza e la freddezza del male, in una pittura fedele a se stessa e mai manieristica come da sempre il Maestro ci ha abituati. Il pittore è più attento alla forza del senso che alla stesura della pittura, dunque nessuna distrazione virtuosistica.

L’impatto visivo è enorme. Emerge il suo stile, che si evolve, in quanto il corpo del Cristo è più possente che grasso, se pur nell’imperfezione anatomica e nell’atemporalità della storia.

Il Figlio di Dio è sempre in primo piano, accerchiato, sostenuto o colpito da persone espressivamente goffe, volgari e grottesche: la composizione è di memoriale pittura quattrocentesca, come nel Cristo incoronato di spine o che porta la croce di Hieronymus Bosch, come in alcune suggestioni d’opere più contemporanee (i drammatici corpi di guerra di George Grosz) o come, al contrario, nella staticità del concetto aulico di ripetizione insegnatoci da Giotto e Piero della Francesca.

A volte Gesù è invece sorretto dalla madre Maria, di corporatura robusta, in viola - rosso vestita a ricordare la porpora, invasa di lacrime in certi primi piani, con gli occhi iniettati di rosso come nel Cristo coronato di spine di Beato Angelico.

Crudelmente chiodato sulla croce, il corpo del Signore è posto a terra con lo zampillio del lucido sangue ed è in posizione di veduta contraria a quella, per esempio, del crocefisso di Dalì che vola.

Tutte le persone che l’artista dipinge scardinano il tempo della sequenzialità di ieri e oggi: il passato con il presente stanno insieme e le varie epoche entrano ed escono dalla storia.

L'intero impianto dei dipinti, sempre in piena luce, è in totale luminosità. Riconosciamo paesaggi colombiani e altri Paesi come gli Stati Uniti, in un’attualizzazione della città di New York nel suo Central Park, dove la crocefissione prende dimensioni ciclopiche nel sacrificio del bene, ad indicare come oggi, più che mai, l’amore è immolato.

Da notare che in questo ciclo di pitture spesso ricorre Santa Veronica, con il velo improntato del Santo Volto: essendo la sesta stazione della Via Crucis, è una delle icone più celebri di vera effige del Dio vivente che da sempre attrae gli artisti; nell’esposizione il soggetto è più volte ripetuto.

 

Infine, ci viene naturale riflettere sull’umanità di Fernando Botero. Egli se pur di carattere positivo e gioioso, uomo di profonda fede e di grande generosità (come dimostrano anche le notevoli donazioni di opere che elargisce principalmente per amore dell’arte o per amor del vero) con questa sua Via Crucis pare ci voglia comunicare un sentimento di rassegnazione e tristezza, nonché di alta spiritualità che anela Misericordia nell’anno Giubilare.

Come se, nella figura del Cristo, ci sia l’uomo contemporaneo, senza speranza nella consapevolezza di provare dolore misto a gioie della vita - che certamente coesistono dentro ognuno di noi - e che rispecchiano la realtà più profonda dell’artista stesso, che visse la dolorosissima perdita del figlioletto Pedro a cui è dedicata una sala d’arte nel Museo della città di Medellin in Columbia.

Afferma lo stesso artista che l’arte è storia quando assume posizioni forti. E così sia.

LA VIA CRUCIS SECONDO FERNANDO BOTERO
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