• Tour su due ruote: Milano-Sulmona

Da Milano a Sulmona in bicicletta #3

Le prime salite, si affronta l'Appennino. Terza tappa del nostro viaggio verso Sulmona: dalla "dotta" Bologna all'elegante Firenze, tra paesi spopolati e una natura che torna vera protagonista

Ercole Giammarco

Da Milano a Sulmona in bicicletta #3
AFFRONTANDO L'APPENNINO

Le tigelle e le crescentine di ieri sera avevano il loro perché (e a dirla tutta aveva il suo perché anche chi ce le ha servite…). Ma anche il cervello fritto di stasera, che mangeremo in un alberghetto che domina le colline fiesolesi a 10 km da Firenze, promette bene. Ma andiamo per ordine.

Stamattina abbiamo pedalato in salita: duemila metri complessivi per scavallare l'Appennino e passare da Bologna a Firenze. Avete presente Sasso Marconi, Roncobilaccio, Firenzuola, insomma quei caselli posti lungo l'Autostrada del Sole che ti fanno sempre pensare "ma chi è che esce al casello di Roncobilaccio?!” Ma soprattutto, uno che ci va a fare a Roncobilaccio (a meno che non debba andare da Milano a Sulmona in bicicletta)?!

Ecco, oggi abbiamo pedalato in tutti questi posti, e in altri paesi dimenticati dell'Appennino bolognese dove la cadenza dolce del barista e il suo sorriso gioviale non cancellano la tristezza di luoghi che ogni anno sono meno popolati e sempre più dimenticati. A Monzuno, per esempio, non c'è niente, tranne un macellaio visionario che pare abbia trasformato l'arte norcina in una professione di fede. Ma era chiuso.

I paesi si spopolano e la natura si riappropria del territorio: foreste di querce tornano a crescere accanto ai pochi campi di grano ancora coltivati, una poiana ci segue col suo volo lento e circolare, un lupo ci attraversa, indifferente alla nostra presenza, la strada. L'ultima che ho detto non è vera, ma visti i luoghi, verosimile.

Saliamo fino al passo della Futa.

AFFRONTANDO L'APPENNINO
LA MAGIA DI FIESOLE

E quasi in cima c’è un cimitero di guerra tedesco, dive sono seppelliti 33.000 soldati del terzo Reich. In queste zone tedeschi e Alleati se le sono date di santa ragione, e la popolazione civile era in mezzo: Marzabotto è a qualche chilometro da lì, la Linea Gotica tagliava l’Appennino in due proprio da queste parti. Ci fermiamo a visitare il cimitero di guerra e mi fermo davanti a una tomba a caso. È morto a 33 anni quel soldato, chissà cosa pensava di fare nella vita, se avrebbe avuto figli, se aveva lasciato per sempre una donna che per sempre lo avrebbe amato, se non fosse morto ammazzato ad anni 33. Bah, la guerra.

Al cimitero abbiamo incontrato due viaggiatori ciclisti olandesi, che da Amsterdam andavano a Roma (dieci anni prima da Roma erano arrivati a Bosra, in Siria. Quando la Siria esisteva ancora).

Dal passo inizia la discesa verso Firenze. Ciclisticamente parlando, la parte più bella della tappa. Curve ampie, belle pendenze, asfalto perfetto. Tre condizioni che, insieme, consentono al ciclista, più che di "andare in discesa", di andare in picchiata come un falco pellegrino. E dopo il passo cambia anche il paesaggio: è Toscana, con la sua eleganza classica e quell’equilibrio unico fra sensualità del paesaggio della natura e compostezza del paesaggio dell'uomo.

La fine della discesa ci porta al Lago di Bilancino e di lì, dopo venti chilometri di brutto traffico, al paesaggio magico di Fiesole, da dove scrivo.

Domani San Sepolcro, Anghiari e altre cose cosi. Non so se mi spiego.

 

Ps: del fatto che Aldo abbia calcolato le distanze di questo viaggio in miglia anziché in chilometri, abbiamo avuto la conferma oggi: i chilometri della prima tappa da 130 sono diventati 160; quella di ieri doveva essere di 110 e abbiamo chiuso a 130. Oggi erano previsti 100 chilometri e sono diventati 125. Come dicono a Roma "annamo bene..."

LA MAGIA DI FIESOLE
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