• Unesco in bici

La chiesa nella foresta sul lago

A rotta di collo. Verso il basso, fino a toccare l’acqua del lago di Como. Poi saliamo di nuovo, a piedi. Per raggiungere il Santuario del Sacro Monte, alla ricerca di spiritualità e paesaggi mozzafiato

La chiesa nella foresta sul lago
IL SANTUARIO DI OSSUCCIO

Di nuovo verso l’Italia. Superiamo l’Engadina, tra laghi e montagne, fino al passo Maloja, dove ci immergiamo nella nebbia, per poi scendere in un groviglio di tornanti. Alessandro e Marco rimangono bloccati dietro un trasporto eccezionale che scende dal Maloja a tre chilometri l’ora: due camion trasportano a valle un enorme trasformatore per centrali elettriche e disegnano i tornanti con il goniometro. Noi sgusciamo davanti al convoglio e ci tuffiamo verso Chiavenna. Ci abbassiamo di quota, fino ad arrivare, spinti dall’inerzia, al Lago di Como. Lo costeggiamo sulla destra fino ad avvistare l’isola Comacina.

Arriviamo al campeggio, vicino al lago, con vista sul Santuario di Ossuccio. Parcheggiamo Van Mac sotto dei tigli molto fitti e ci incamminiamo verso il Sacro Monte.

Per raggiungerlo si percorre in salita un largo selciato che si snoda sull’affaccio sul lago di Como e l’isola Comacina. La costruzione del santuario è abbarbicata sulla terrazza di un declivio boscoso a circa 500 metri sul livello del mare, circondata da ulivi e acacie. Da sotto, il percorso sembra ripido e faticoso; noi però arriviamo in cima freschi perché ci fermiamo spesso ad ammirare le molte sculture risalenti al 17° secolo, custodite nelle 14 cappelle dedicate al percorso devozionale. Arrivati a destinazione ci rinfreschiamo ulteriormente nella penombra dell’unica navata della chiesa. Il barocco dei marmi e dei capitelli a stucco ci sorprende. Da fuori non si direbbe che un edificio tanto modesto e semplice possa contenere tanta ricchezza decorativa.

I Sacri Monti furono costruiti a partire dal 1400 in Italia per garantire ai fedeli dei percorsi di pellegrinaggio più sicuri di quelli verso la Terra Santa. La loro caratteristica comune era quella di essere costruiti in luoghi particolarmente isolati e immersi nella natura. In epoca di controriforma essi assunsero un’altra funzione. Molti Sacri Monti vennero edificati lungo tutto l’arco alpino meridionale a formare una sorta di barriera ideologica per contrastare la spinta protestante.

IL SANTUARIO DI OSSUCCIO
TRA NATURA E SPIRITUALITA'

Fuori dalla chiesa ci fermiamo a chiacchiere con una coppia, Roberta e Ivano. I due ci portano per i sentieri del monte a scoprire nuovi scorci, poi ci invitano a casa loro, poco sotto il Santuario, tra le stradine selciate, infilate tra vecchie mura di pietra. Sul terrazzino ci mettono davanti birra, vino, salame, mandorle e ceci tostati mentre ci raccontano la loro visione di quel piccolo angolo del lago di Como. Noi non facciamo complimenti e spazzoliamo tutto per bene. Dopo l’abbondante aperitivo ci portano ancora in visita al paese e al piccolo molo; fuori dalla chiesa di Sant’Andrea, risalente all’undicesimo secolo, ci mostrano i quattro macabri teschi umani, esposti in bella vista dalla finestra laterale. Andiamo insieme fino al campeggio, dove ci salutiamo calorosamente e ci auguriamo buona fortuna. Nel viaggio cerchiamo anche questo: i luoghi, ma anche le persone; il passato, ma anche il presente.

 

Il mattino dopo, con la colazione che ci scalda la pancia, alle sette e tre quarti, ci avviamo armati di attrezzatura per le riprese per raggiungere il santuario, dove ci aspetta Padre Elia. Saliamo di nuovo il sentiero selciato, sbirciando dalle finestre delle cappelle per vedere le statue ed i dipinti dedicati ai misteri di Maria. Raggiungiamo la chiesa, grondanti di sudore e, all’interno, incontriamo il vecchio frate che sta a bada del santuario. Padre Elia, con voce malferma, ci spiega la storia del santuario, sorto e poi ampliato dove, secondo la tradizione, fu trovata la statua della Madonna. La statua, dopo aver donato la grazia ad una sordomuta, fu trasportata in paese, ma qualche anno dopo, ritornò miracolosamente sulla collina.

Padre Elia ci saluta per seguire i suoi impegni, lasciandoci la possibilità di completare le riprese e le fotografie. Mentre Alessandro e Marco continuano con la telecamera mi siedo, lasciandomi accarezzare dalla magia secolare di questo luogo, concepito da chi lo costruì come una porta di passaggio tra la materia e l’infinito.

Tornati in paese, dopo aver mangiato e sistemato stoviglie e biancheria, facciamo amicizia con i padroni del campeggio, alle prese con la costruzione del sito web. Alla sera ci offrono il caffè e scambiamo due chiacchiere sulla visita della giornata, sul bellissimo lago di Como e sul viaggio che ci aspetta.

 

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TRA NATURA E SPIRITUALITA'
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