• Unesco in bici

Le meraviglie della Città Eterna

Da Tivoli a Roma in un balzo. Laviamo Van Mac, poi ci tuffiamo nella caciara romana, fatta di una girandola di colori, rumori, odori, sapori e stupori che spiazzano un po’ dei trentini come noi

Le meraviglie della Città Eterna
LA CAPITALE

Oggi, al posto di Michele, mi accompagna Luigi, nel breve viaggio di cinquanta chilometri per arrivare al campeggio sulla via Flaminia; percorre così anche lui una piccola parte del tracciato che congiungerà, pedalando, gli estremi dell’Italia.

In due ore di tempo, a petto nudo sotto il sole, ci infiliamo verso il centro, ricongiungendoci con il camper esattamente all’entrata del campeggio, dove sostiamo per pulire la polverosissima scorza verde e viola della fedele ammiraglia.

Oggi è Michele il cuoco ufficiale, che va a sostituire il lavoro di Luigi, impegnatissimo nei giorni scorsi a stuzzicare i nostri gusti ormai da troppo tempo adattati al tonno e al pan bauletto. Dopo gli sperimentalismi culinari possiamo adagiarci nell'ormai familiare lettino del camper, in attesa dell'intensa giornata di riprese di domani.

Salendo sul treno Roma-Viterbo, affrescato dalle bombolette spray, arriviamo a Roma, vicino a Piazza del Popolo: oggi è il primo giorno di visita della città.

LA CAPITALE
ROMA CAPUT MUNDI

Qualche ripresa e poi andiamo a parlare con Visenta Iannicelli, responsabile UNESCO di Roma. La Capitale: piena zeppa di sedi ed uffici di comune, provincia, regione, governo, ministeri, banche; soffocata dal traffico e gonfia di turisti; talmente ricca di monumenti, chiese, palazzi, piazze e musei, da rendere impossibile la pretesa di vedere tutto in una volta, con il rischio di trasformarlo in un semplice percorso attraverso i luoghi più importanti, perdendo la città nel suo insieme.

Più tardi raggiungiamo Manuel Roberto Guido, responsabile dell’ufficio UNESCO al Ministero dei Beni Culturali, che ci avverte che per la fine del viaggio saremo già rimasti indietro: è probabilmente in arrivo la nomina del quarantacinquesimo sito UNESCO italiano, l’area paleontologica di Monte San Giorgio, al confine con la Svizzera. Quando l’attraversata d’Italia sarà terminata, dovremo fare una pedalata in più per raggiungere questo nuovo sito.

Nel tragitto verso casa abbiamo un assaggio di quello che vedremo domani, passando per Fontana di Trevi e Piazza di Spagna, ammassati tra i turisti, lì da tutto il mondo per vedere la città eterna.

Prima di prendere il treno, in mezzo a Piazza del Popolo, l’obelisco egizio ci guarda, ci parla. Quel pezzo di pietra, estratto da una montagna, inciso, eretto, venerato, conquistato, trafugato, ripiantato; eccolo lì, ad osservare la quotidianità di un'altra età, nello scorrere delle ore, dei giorni e dei millenni, a dominare la piazza con la sua muta, immobile impassibilità.

ROMA CAPUT MUNDI
UN PARADISO UNESCO

Il secondo giorno Roma è caotica e rovente quasi più del giorno prima. Ci lasciamo guidare da Augusto, mio cugino, che lavora nella capitale come archeologo. Attraversiamo stretti vicoli e grandi corsi pieni di gente, a volte seguendo la fiumana di persone e a volte andandole incontro.

Entriamo da Porta del Popolo, l’antica via di passaggio dei pellegrini verso il centro della città santa e visitiamo l’omonima piazza, con l’obelisco egizio trafugato nei primi anni dopo Cristo dall’imperatore Augusto e le due chiese gemelle, completate dal Bernini nella seconda metà del 1600.

Prendiamo poi Via del Corso, la via del vecchio carnevale romano, dove una volta l’anno era lecito fare qualsiasi cosa. Lì passiamo nella galleria Alberto Sordi, monumento dedicato al grande attore, diventato un simbolo di Roma e della romanità, mentre di là dalla strada, davanti al Parlamento, vediamo stagliarsi conto il sole del pomeriggio, la colonna di Marco Aurelio.

Dopo aver dato un breve sguardo al Pantheon, miracolo architettonico dell’imperatore Adriano, che Raffaello volle fare sua tomba, la nostra guida ci conduce a Castel sant’Angelo, le cui destinazioni d’uso sono state le più varie nel corso della storia, da mausoleo per gli imperatori a fortezza per i Papi.
Torniamo poi indietro a Piazza Navona, antico stadio per le corse dei cavalli, poi allagata per le parate navali, fino a diventare piazza, atta a custodire i capolavori del Bernini e del Borromini, abitata oggi da una folta comunità di artisti di strada.

E’ ormai notte quando, dopo aver apprezzato la Capitale con il palato, oltre che con gli occhi, raggiungiamo la nostra ultima meta, icona della romanità nel mondo. Superati i mercati traianei, che aleggiano di mistero nel chiaroscuro creato ad arte dall’illuminazione, siamo davanti al Colosseo, il mastodontico testimone dell’antica grandezza di Roma.

Seguendo con la mente le tappe della lunga panoramica sulla “città eterna” che abbiamo compiuto oggi e che ci ha portato all’ombra di quest’opera imponente, ci sentiamo davvero nel luogo che fu un tempo caput mundi.

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UN PARADISO UNESCO
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