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Su Nuraxi di Barumini

La traversata dell’entroterra sardo: un viaggio in un altro mondo e in un altro tempo. Fra maschere, misteri, nuraghe e una natura selvaggia e bellissima

Su Nuraxi di Barumini
I PROFUMI DELLA SARDEGNA

Dal campeggio di Porto Taverna, quindici chilometri sotto Olbia, ci avviamo verso l’entroterra, circondati dal profumo nuovo e fortissimo della vegetazione sarda, già arroventata dal sole mattutino. Gli orizzonti si susseguono, sovrapponendosi, resi opachi dalla foschia; le montagne sembrano enormi distese di pasta frolla, dove il verde degli arbusti si mescola con gli innumerevoli massi, accatastati sui pendii.

Ci si rende conto di come sia impossibile provare con l’immaginazione a raggiungere la fantasia della natura, così creativa, così imprevedibile: l’immaginazione banalizza, la natura è un’artista dalle risorse infinite.
Per la strada troviamo alcune testimonianze delle antiche civiltà nuragiche, così lontane nel tempo, così diverse da farci avvertire questo passato remoto come appartenente a un’altra realtà. Non una diversa tappa della storia, ma quasi un altro mondo.

Tra Bitti e Nuoro arriviamo all’agri-campeggio Costiolu, in mezzo al nulla, tra i boschi di leccio e sughere. La sera non possiamo rifiutarci di cenare all’agriturismo, con antipasti di formaggi, agnello e affettato e piattoni di ravioli e porceddu; per concludere degustiamo formaggi pecorino e caprino. A fine cena non abbiamo più posto nello stomaco, nemmeno per un chicco di riso.

Con Antonio, padrone dell’agriturismo, continuiamo la serata, parlando della fattoria, degli alberi da sughero, degli incendi estivi, degli uccelli che accompagnano la notte con il loro canto, seguiti dalle cicale. Concludiamo la cena con un goccio di grappa e di mirto.
Fuori dall’agriturismo, sotto il cielo pieno di stelle, ci sentiamo piccolissimi, e, abbracciati da questo manto di luce, ragioniamo sui massimi sistemi. La realtà si conferma molto più imprevedibile dell’immaginazione.

I PROFUMI DELLA SARDEGNA
PEDALANDO SUL GENNARGENTU

L’indomani, dopo aver speso la giornata al campeggio, alle cinque del pomeriggio partiamo verso Barumini. Da Nuoro risaliamo la montagna, passando per qualche raro paese.

Sfuggendo dall’inseguimento di un cane pastore, entro a Mamoiada, il paese della maschera mediterranea. Mi sembra di varcare le porte di un mondo ignoto, dove le anziane indossano ancora i vestiti neri tradizionali e la luce serotina, i colori e gli sguardi mi trasportano in un sogno, quasi un’allucinazione. Continuo la strada fino ad arrivare a mille metri di altitudine, a Fonni, il paese dipinto. Il paesaggio è profondamente diverso da quello già visto nella penisola, sembra incredibile di essere ancora in Italia.

Continuo la salita, fino alle pendici del Gennargentu, la montagna più alta della Sardegna. Per la strada devo fare slalom tra le pecore, più tardi incrocio un maiale che passeggia sul ciglio della strada, poi devo evitare delle vacche, e sul viadotto di una ferrovia passa un gregge accompagnato dal pastore.

Il tempo ed i chilometri passano e ci accorgiamo che la strada è più lunga del previsto: non 80 chilometri ma 130. Mentre scendo in picchiata verso valle, la luce cala sempre di più, fino a lasciarmi all’oscurità. Ricongiunti con l’ammiraglia Van Mac nel paese di Làconi, a venti chilometri dall’arrivo, continuiamo l’ultimo tratto con la luce dei fari del camper ed il costante gracchiare del suo motore, affiancati dalla falce della luna nel cielo coperto di stelle.

Alle dieci e mezza giungiamo a Barumini, ospitati al centro servizi, dove il guardiano ci aiuta a sistemare il camper, finalmente siamo arrivati. Domani vedremo il Nuraghe.

PEDALANDO SUL GENNARGENTU
SU NURAXI, ARCHEOLOGIA NURAGICA A BARUMINI

Alle 10 di mattino sono già 40 gradi. A poche centinaia di metri dal camper raggiungiamo il Nuraghe di Barumini, dove incontriamo Lorena, la nostra guida. Entriamo nell’area del sito e ci tuffiamo indietro nel tempo di almeno 3500 anni.

L’archeologo baruminese Giovanni Lilliu, all’inizio degli anni 50 del ‘900 iniziò a interessarsi alle colline che circondavano la sua cittadina natale. I vecchi chiamavano quella zona Marmilla per la forma a mammella tipica dei rilievi che coronano il paese. Asportando del materiale da uno di questi enormi dossi, Lilliu fece una scoperta senza precedenti: Su Nuraxi. Iniziò così un lento lavoro di scavo per riportare alla luce una delle testimonianze più integre della civiltà nuragica. I lavori terminarono nel 1957 e oggi, grazie a quell’intenso lavoro di recupero, si può apprezzare l’intero complesso, che risale a circa 3500 anni fa.

Il villaggio nuragico, che arrivò ad ospitare circa 150-200 abitanti, si sviluppava intorno alla fortezza centrale, costituita da una torre a tre piani e circondata da altri quattro bastioni
Il mistero risuona dentro gli angusti e oscuri passaggi che collegano le torri, posti tra spesse mura erette con enormi blocchi di basalto. Questi erano trascinati fin qui dall’altopiano della Giara che si trova a 10 chilometri di distanza.

Non essendo stati trovati documenti scritti, della civiltà nuragica non si conosce molto; si suppone avesse contatti con i micenei, gli egizi e gli etruschi. La struttura della società, le credenze, i costumi e la storia, sono perciò in mano alle ipotesi, e molto è lasciato ancora all’immaginazione. Si sa solo che in un certo momento della storia Su Nuraxi crollò, forse per invasioni nemiche o per calamità naturali.

In tutta la Sardegna rimangono le tracce di quest’antica civiltà, nata, vissuta e misteriosamente morta nel mezzo del Mediterraneo.

 

All’alba partiamo per completare il collegamento ciclistico tra Olbia e Cagliari, in questi ultimi 63 chilometri. Le colline mi accompagnano addolcendosi sempre di più fino a lasciarmi nella pianura, attorniata solo in lontananza dalla montagne. I chilometri passano velocemente, paese dopo paese, fino a raggiungere la città ed il mare.

Poco a sud di Cagliari ci aspetta il campeggio, a qualche metro dal mare, dove passeremo alcuni giorni di vacanza, aspettando il traghetto per la Sicilia. Nel pomeriggio ci godiamo il mare fresco e cristallino; nella testa tutto il viaggio si rimescola, gli episodi ritornano alla mente e l’esperienza comincia a diventare parte del passato e non solo di un tumultuoso presente.

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SU NURAXI, ARCHEOLOGIA NURAGICA A BARUMINI
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